VITA DELL’UOMO

Il ciclo di quadri “Vita dell’uomo” conta 21 quadri in tutto:

1 - La nascita (1970)
2 - L’infanzia: 1° Il parco (1971)
3 - L’infanzia: 2° Il circo (1971)
4 - L’infanzia: 3° Il luna park (1971)
5 - L’infanzia: 4° Il carnevale (1971)
6 - L’infanzia: 5° La cresima (1971)
7 - Parata militare (1973)
8 - Guerra (1973)
9 - Il matrimonio (1971)
10 - Il ritmo quotidiano (1972)
11 - La scalata al successo (1973)
12 - Il successo (1972)
13 - L’insuccesso (1974)
14 - La partenza per lo spazio (1974)
15 - La conquista della luna (1974)
16 - La nevrosi (trittico): 1° Nelle case (1972)
17 - La nevrosi (trittico): 2° Nelle strade (1972)
18 - La nevrosi (trittico): 3° Nelle case di cura (1972)
19 - Idillio (1973)
20 - Ritorno alla natura (1974)
21 - Il ciclo ricomincia (1974)

Dalla nascita, vista come un’eterna alba sul mondo, quasi una Natività, fino all’inizio di un nuovo ciclo si snoda questa vita dell’uomo attraverso l’infanzia – che comprende “il parco”, “il circo”, “la giostra”, “il carnevale”, “la cresima”, “la parata militare”, “la guerra”, “il matrimonio” (festa un po’ sacra e un po’ profana, più profana che sacra, in cui tutti si impennacchiano e quasi si mascherano), “il ritmo quotidiano”, “la scalata al successo”, “il successo”, “l’insuccesso”, “la partenza per lo spazio”, “la conquista della luna”, “la nevrosi” (divisa in tre tempi: nelle case, nelle strade, nelle case di cura). E poi finalmente “l’idillio”, “il ritorno alla natura”, “il ciclo ricomincia”.
In questo racconto ciclico non è compresa la morte, è un atto di fede nella vita, che si rinnova, si perpetua, continua, oltre la morte.
C’è, in molti di questi quadri, un motivo che si ripete, un personaggio chiave che è Charlot, Charlot dei suoi films, l’omino sognatore ed ingenuo, a volt travet, a volte beffardo, a volte poeta, sempre al di sopra della mischia, tranne che nel “successo” in cui non è più Charlot ma Charlie Chaplin, il personaggio di successo integrato tra gli altri personaggi.
Così nel “ritmo quotidiano” è il travet in bilico su una precaria esistenza giornaliera, tra gente sempre simile a se stessa, una famiglia a pranzo, una casalinga in cucina, una squillo in attesa, i fidanzati, la vecchiaia in cortile, gli sposi, le pettegole; i bambini che si rincorrono, il portiere, personaggio immanente del caseggiato. Su tutti il fato, in vesti di donna ricamata d’oro, che domina lo svolgersi della vita dio ognuno.
Nella “scalata al successo”, tra gli elementi che determinano (i concorsi di bellezza, il cinema, la politica, gli intrallazzatori, i ristoranti di lusso e i nights dove i vip si incontrano, le squille di lusso, gli arrampicatori sociali) Charlot è il poeta, il sognatore, nella soffitta al di sopra degli altri, tra passeri e le stelle.
Il “successo” è visto polemicamente, legato ad elementi imponderabili. E così, in una cornice fastosa da impero decadente, personaggi famosi, la Callas, Jacqueline sulle spalle di Onassis, Liz Tailor, Richard Burton, la Loren, la Lollobrigida, Picasso, Barnard, Mina, Twiggy, Donyale Luna, Regine, Luchino Visconti sul tappeto volante. Sarebbero gli stessi senza quell’inesplicabile che fa del destino comune un destino pubblico? E così pure, in contrapposizione, “l’insuccesso”, una prostituta non più di lusso in uno squallido vicolo tra gatti e tavoli d’osteria, un uomo, forse un poeta, un artista, un sognatore, starebbero ora meditando, soli, sul loro fallimento se quello stesso imponderabile fosse loro stato amico?
Ancora Charlot nella “partenza per lo spazio” vista come una gioiosa kermesse paesana, America del folklore, tra bandiere e astronauti che ballano al suono della banda. Qui l’omino saluta da una mongolfiera carica di clowns. Adagiato su una nuvola assiste infine al realizzarsi del sogno dell’uomo attraverso i tempi: arrivare sulla luna.
Ma la gente continua a vivere e dibattersi nelle sue nevrosi quotidiane: “nelle case”, in un frenetico ritmo di vita mentre la televisione e il telefono incombono come mostri, “nelle strade” tra aggressioni, cortei, comizi politici, assalti alle banche e pubblicità, pubblicità, telefoni… E poi “nelle case di cura” dove le nevrosi vengono interrotte ma non eliminate e Napoleoni, Charlots, Hitlers e gran dame s’incontrano sonnambuli senza riconoscersi a dimensione umana, senza classismi né poteri, disposti al bene e agli altri. Viene allora “l’idillio”, dove lontano dalla città disumana, gli uomini s’incontrano di nuovo e ritrovano l’amore. Amore che si compie finalmente nel “ritorno alla natura”, nella convivenza pacifica fra persone e animali, dove anche il leone è buono e la vecchina giovane.
Il ciclo della vita ricomincerà, simboleggiato in una foto di gruppo di famiglia, in una speranza di serenità e di pace.