LA GRANDE GIOSTRA

Nel quadro “La grande giostra”, del 1981, alla cassa un burattinaio con la faccio di Totò, l’espressione tra divertita e stupefatta, comanda il meccanismo della giostra. Siamo in pieno caos. Valori sovvertiti, decadenza totale, indifferenza morale, prevaricazione, odio. I poteri dominanti dell’età selvaggia ballano tra di loro al suono della musica della giostra mentre sui grandi cavalli di cartapesta cavalcano le forze negative degli uomini trascinando con loro i sentimenti migliori.
E così il potere balla con la lussuria, la politica con l’arrivismo, l’omertà col terrore. Sulla pista, a sinistra, la crudeltà e il sadismo trascinano a cavallo l’amore con i polsi incatenati, l’onestà è tra l’ingordigia e il disprezzo, la giustizia tra la decadenza – che ha il viso di Jacqueline - e l’odio.
A destra, la pietà in senso inverso sul cavallo e le braccia legate dietro il dorso, tra il furore e la prevaricazione, la coscienza tra il compromesso e la sopraffazione. In aria, grasso e incoronato, il consumismo. Eterea, fragile farfalla la superficialità. A testa in giù l’ignoto, mentre l’angoscia si abbranca a un palo e un avvoltoio umano scivola lentamente verso terra.
Quello che rimane dell’onore passato è steso sul pavimento della giostra, povero arlecchino senza forza. La speranza, in abbandono, fissa un punto lontano nello spazio. In terra, ai piedi della giostra, la povertà ignorata da tutti. Di lato, nell’estrema sinistra, la morte.